La rondine comune (Hirundo rustica) di Marina Guglielmi
Adagiati su un letto di piume nei nidi fatti di fango e di fili di graminacee, oppure in attesa sui cavi sospesi, i rondinotti vocianti spalancano i becchi all’arrivo dei genitori. Nell’aria tiepida di fine marzo, negli spazi aperti, si vedono sfrecciare in volo radente le loro sagome dal dorso bluastro iridescente. Senza interrompere il volo, le rondini sfiorano delicatamente gli specchi d’acqua per bere, poi si risollevano e catturano nel becco gli insetti che trovano sulla loro linea di volo, risparmiando gli impollinatori come le api. Proprio questa selezione favorisce il controllo di molti insetti dannosi rendendo le rondini un buon indicatore biologico, un “insetticida naturale” con un importante ruolo nell’equilibrio degli ecosistemi. Le trasformazioni dell’ambiente agricolo, le colture intensive, l’uso di pesticidi che riducono il numero di insetti, le modificazioni delle pratiche agricole e altri fattori di disturbo antropico e di inquinamento ambientale hanno però, negli ultimi anni, provocato importanti conseguenze sulla specie, portando a un declino nella popolazione globale nonostante si tratti di una specie cosmopolita ad ampissima diffusione. A modificare il numero e il comportamento delle rondini (così come di altri uccelli migratori) sono anche i cambiamenti climatici e gli eventi estremi che alterano l’orologio biologico obbligando a migrazioni anticipate o posticipate, con il rischio di arrivare nelle zone di riproduzione quando le condizioni ecologiche non sono ancora ottimali.
Il viaggio migratorio (un fenomeno che si rinnova da 10 mila anni, dal termine dell’ultima glaciazione) è sempre duro da affrontare, con rotte che si ramificano su territori distanti migliaia di chilometri. La rondine comune (Hirundo rustica), appartenente all’ordine dei passeriformi, nidifica tra aprile e ottobre nell’emisfero boreale e sverna nell’emisfero australe. Per raggiungere le nostre latitudini e le aree riproduttive, le rondini, in grandi stormi, devono percorrere distanze superiori ai 10 mila km, superando le barriere naturali del deserto del Sahara e del Mar Mediterraneo, volando ogni giorno per distanze superiori ai 300 km e fermandosi a sostare solo di notte. Così a fine marzo arrivano in Italia (partendo principalmente dalla Repubblica Centroafricana) ad annunciare la primavera sterzando con le ali puntute nell’aria. È il maschio (distinguibile dalla coda leggermente più lunga) ad arrivare per primo dalla migrazione per ritrovare e difendere il nido abbandonato alla fine dell’estate passata. Le femmine raggiungeranno la dimora una settimana dopo, attratte dai canti e i voli circolari dei maschi.
Oggi le rondini nidificano quasi esclusivamente in luoghi dove vive l’uomo (sotto le sporgenze di costruzioni) e prediligono le aree aperte, evitando invece quelle con una densa vegetazione. Vivendo ormai a stretto contatto con l’uomo, si lasciano osservare anche da vicino rendendo possibile fotografarle in certe circostanze anche con un 70 mm. In volo generalmente le rondini si cibano a una velocità di circa 30-40 km/h, ma sono in grado di raggiungere anche velocità comprese tra i 50 e i 65 km/h, motivo per cui per seguirle in volo è fondamentale impostare tempi veloci (ad esempio 1/4000) e modalità di scatto continuo. Nel caso in cui i soggetti siano molto vicini e si lascino fotografare tranquillamente è comunque fondamentale ricordarsi di muoversi con cautela per non disturbarli.